MAKARSKA E IL PRIMORJE 191 i fenici ne estraessero la porpora. Adescavano i murici, poi li pescavano con reti, ne rompevano le conchiglie, li ponevano per un dato tempo nel sale, indi ne scaldavano il succo. Da principio il succo è bianco e con esso si tinge la lana che al calore del sole va prendendo un colore scuro di porpora. Il colore della porpora resta però appannato, ed è naturale che codesta industria sia perita, quando furono scoperti colori più vividi, tingenti la lana in modo più durevole. Comunque, nel vi secolo Muccarum era una città tanto florida e popolata, che Onorio III, metropolita di Salona, credette opportuno di erigervi un vescovato, assegnandogli le isole di Brazza e Lesina. Più volte, nel corso dei secoli, devastata, altrettante risorta, Makarska presenta pagine storiche svariatissime. Nel x secolo, i makarani, d’accordo coi narentani, si dedicarono un pochino anche alla pirateria: era il mestiere in auge. Ed arrecarono danni e fastidi non indifferenti alle altre città litorali di Dalmazia. Tanto che Pietro Orseolo, doge di Venezia, dovette ridurli all’ordine coll’argomento persuasivo di una battaglia navale, perduta dai su lodati pirati. Nel decimoquinto secolo e nel decimottavo, Makarska venne devastata dalla peste, e ci rimise un terzo della sua popolazione. Più tardi, durante il dominio veneto, divenne centro e capo del bellissimo Primorje, e tale rimase fino ai nostri giorni. Si comprende che nelle guerre turche-sche e nelle vicende turbolente dell’età di mezzo, Makarska ebbe le sue peripezie, siccome punto strategico d’approdo importantissimo. Presentemente, il distretto politico di Makarska conta circa 28,000 abitanti, e la città ne conta scarsi 2000. A giudicarli sommariamente, conviene lodarli come gente industriosa, attiva, d’ottimo cuore : sono agricoltori energici, marinai valorosi. Poi, tutto l’ambiente di Makarska tradisce una nota