DUE MAKI INTERNI 489 A sud-ovest, il mar di Novegradi si unisce a quello di Karin per mezzo d’un canale pure strettissimo e romantico, così che, da un lago, sembra d’entrare in un secondo. Il mare di Karin è di poco minore del suo gemmello, ma molto più ricco di pescagione e di eccellenti crostacei, e tutt’intorno coronato da alti colli abbastanza verdi. All’estremità meridionale del mare di Karin, quasi sepolto fra rocce, sorge, alle foci del fiumicello Karisnizza, un convento di francescani, con annessavi chiesa; il 2 agosto, gran sagra, pellegrini e devoti vi accorrono a frotte, e lì, sotto alberi giganteschi, si trattano affari, si scherza, si fa baldoria dall’alba al tramonto. Per il nostro morlacco, è un pretesto di distrazione, come molti altri che i lettori sanno ; a lui poco importa che, in quel giorno, tutti i conventi dei francescani abbiano facoltà d’impartire l’indulgenza plenaria. Egli sa soltanto che, quel giorno, si ozia e si beve. Appena s’entra nel convento di Karin, ci si accorge di trovarsi in un ambiente storico. Nell’atrio sono murate parecchie lapidi antiche con iscrizioni latine; una è dedicata alla dea Latra, deità liburnica ; l’altra è di un marito desolato che piange la moglie; una terza, dell’anno 17 d. C., era una lapide di confine tra Corinium (Karin) e Nedinum (Nadin). E molte altre ancora. — Venite nel cortile e vedrete qualcosa di notevole — -mi disse il padre guardiano. Infatti, in mezzo al cortile del convento, giace una bella pietra miliare romana, con un’iscrizione non ancora decifrata completamente dagli archeologi. È alta più d’un metro, a forma di un’enorme bomba. Domandai dove l’avessero scavata. — Appunto la genesi di questa pietra miliare è singolare : 31 — Giuseppe Modrich. — La Dalmazia.