304 LA DALMAZIA rimarchevole che dia l’impronta caratteristica a Eagusa. Anche il sobborgo Ploce è difeso da due fortezze. Per un istante l’isoletta Lacroma, verdissima, ci toglie la vista di Eagusa, ridestando in noi mille pensieri di mestizia. Rivediamo il poetico paesaggio San Giacomo con le sue alte e celebri palme. Di fronte alla fosca vallata di Breno, sorgono dal mare parecchi scogli isolati, aridi, appuntiti: i Pettini. In fondo, biancheggia Bagusavecchia, l’antica Epidauro, fiancheggiata ad ovest da una fila di superbi cipressi. Più innanzi la riviera romantica di Canali, chiusa a nord da monti altissimi, dalle vette dolci e rotonde. Ecco le due punte e il celebre porto di Molonta. Il paesaggio è poco confortante : sulle falde montane biancheggiano soltanto vaste seminagioni di grisantemo, unico indizio di progresso agricolo. Dopo pochi istanti si presenta alla nostra visuale un forte su ripida roccia: è la punta d’Ostro. La punta opposta è quella d’Arza. Tra esse il piccolo scoglio Mamola, pure fortificato. E come il piroscafo entra tra punta d’Ostro e il forte Mamola, appare in fondo l’incantevole borgata Castelnuovo. Siamo all'ingresso trionfale delle celebri Bocche di Cattaro, la storica Albania veneta. È il più pittoresco e più vasto seno dell’Adriatico. Certamente, come direbbe un poeta, la natura, creandolo, ha voluto scherzare e chiamò a raccolta tutte le fate più bizzarre, più capricciose, più geniali. La sua topografia merita d’esser rilevata : un atrio maestoso e quattro magnifici laghi, o baie, a forma triangolare. Yi prego di non vantarmi i laghi svizzeri. Dall’atrio che principia subito all’imboccatura, s’entra nella baia di Topla, e da questa, attraverso lo stretto di Kombur, nella baia di Teodo. Segue la valle di Eisano a cui si accede passando lo stretto delle Catene ; poi, in fondo, il golfo di Cattaro con la città omonima che ne segna lo