VERIJKA 407 prelato, non era lui nella sua carrozza, ma un suo aiutante che gli rassomigliava. Spaventato da quell’episodio di protesta, il Kraljevich fuggì a Venezia, dove finì i suoi giorni; col suo esodo dalla Dalmazia la propaganda del nuovo rito rimase in embrione sul suolo dalmato, nè mai più rifiorì. A Verlika, figuratevi, i greco-uniti sono tredici o quattordici, e per essi lo Stato mantiene una chiesa, una casa parrocchiale e un sacerdote salariato profumatamente... La mattina appresso mi alzai all’alba, inferocito contro gli usignuoli. Però, la mia furia contro i gentili pennuti durò un solo attimo : ben presto, se pure mi svegliarono coi loro gorgheggi molto prima dell’ora stabilita, ebbero il mio entusiasmo : non accade tutti i giorni di svegliarsi ad un concerto tanto soave. Notai l’incidente delizioso e ne serbo gratissima memoria. Due pegasi tutt’altro che alati attendevano dinanzi la mia abitazione : uno era per il segretario Bressan, l’altro per me. infilammo la strada che conduce a Knin e poco dopo svoltammo in un sentiero campestre, accidentato, verso il Dinara. Osservo il panorama: ai piedi del Kozjak i paeselli di Po-dosoje, Cigliane ed altri ; alla nostra destra la campagna di Paskopolje irrigata dal Cettina ; di fronte a noi l’imponente Dinara; in fondo, a nord, sur una collina tutta verde, biancheggia la chiesa del villaggio di Kijevo. — Sono i paesani più industriosi del distretto, quei di Kijevo — osserva il mio compagno; —sventuratamente tra loro serpeggia lo scarlievo. — Come!... non venne ancora sradicato? — Tutt’altro; ora infuria più che mai. Eitengo che, in quel solo villaggio, centinaia di paesani siano afflitti dalla maledetta lue sifilitica. — E il governo non provvede?...