120 LA DALMAZIA l’annessione definitiva di quella città all’Austria (1812) non presentano nulla di saliente. Difficile esprimere un giudizio • sintetico circa il secolare dominio veneto a Spalato e in Dalmazia. Alcuni lo dichiarano benefico in linea civile e malefico in linea materiale. Altri, invece, esprimono un giudizio opposto. Fatto è che i veneti, per le continue esigenze delle lore costruzioni navali, devastarono completamente i boschi dalmati. Oggidì in tutta la Dalmazia non è reperibile un tratto di territorio che meriti il nome di bosco. Ma Spalato fiorì sotto il dominio veneto. Vi faceva capo il commercio con le Indie e con la Persia. La città si estese sensibilmente e molte famiglie venete nobilissime vi presero stabile dimora. Anche oggidì i discendenti di quelle famiglie ne formano il fiore intellettuale, mentre i sobborghi, abitati da una razza eminentemente slava, danno distinti agricoltori che non si amalgamarono affatto all’elemento italiano del paese. Spalato moderna conta circa 20,000 abitanti. È la città più industriosa, più attiva, più commerciale di Dalmazia. Nell’ultimo decennio diede uno slancio considerevole al commercio dei vini, e conta oramai parecchie ditte commerciali di primo rango e moltissime famiglie ricchissime di viti-cultori. Certo, la città deve una parte della sua floridezza economica alle grandi isole che le stanno di fronte. Solta, Brazza, Lesina, Lissa, fanno capo, per vari motivi, a Spalato. È interessantissimo il profilo psicologico degli spalatini. Più o meno, tutti sono liberali sinceri, affezionati alle forme più squisite di progresso e d’indipendenza morale. Essi chiamano Zara « l’anticamera della luogotenenza » e deprecano un trasferimento della capitale di Dalmazia nella loro città. Inutile ricordare che Spalato diede illustrazioni eminenti alle