326 LA DALMAZIA era una misera stazione al ramingo viandante, con un paio di catapecchie e il monastero del xvi secolo, residenza del vescovo e in pari tempo principe del Montenegro. Visitate pure quel monastero: esso sorge dietro al « bigliardo », eretto su viva roccia : sembra meglio un nido d’aquile, che un santuario della Madonna : vi si conserva in ricca arca la salma di s. Pietro Petrovich, vladika e principe montenegrino, prozio dell’attuale principe. Dietro il monastero, una Jcula, o castello, e più in là ancora una batteria, ove si esponevano, nelle epoche passate, a guerra finita, le teste tagliate ai turchi. Eammento ancora il grazioso fabbricato dello « Zetski Doni » un graziosissimo ritrovo politico e sociale; esso sorge in posizione quasi isolata, alla periferia della piccola capitale, verso la pianura. Versole ore 11 — dopo d’aver visitato i ministeri, le scuole, il ginnasio, il liceo femminile, il carcere, l’ospedale e il piccolo monumento eretto alla memoria degli eroi caduti nell’insurrezione contro i turchi del 1861-62 — ritornai alla piazza principale. Vi trovai alcuni ministri che pigliavano un po’ di sole e fra essi un paio di mie vecchie conoscenze. Fra i loro monti, quei valorosi vestono il costume nazionale : un gilet ricamato, rosso, a doppio petto; una dalmatica che scende fino alle ginocchia, di panno bianco, cinta ai lombi da larga fascia di seta; larghissimi calzoni di panno turchino, fin sotto al ginocchio ; calze grosse di lana bianca, e scarpe o stivaloni di lacca. Il berretto montenegrino è caratteristico : tutt’ intorno coperto di seta nera, di sopra è formato di panno scarlatto con un angolo ricamato in oro, in cui sono disegnate di solito le iniziali del principe « N. I » (Nicolò I). Nessuno, neanche un ministro, esce di casa senza il revolver: lo portano nella fascia di seta, anteriormente, e vi appoggiano spesso la mano.