NARONA 225 Come nel moderno paesello di Salona, nel modesto villaggio di Yido trovate, nei muri delle povere capanne, incastrati, alla rinfusa, avanzi di antichità romane : lapidi, iscrizioni, pezzi di cornice, blocchi decorativi, colonnini, capitelli, e via discorrendo. Trovate pure le traccie di palazzi che, a giudicarli dai pochi avanzi, dovevano esser giganteschi ; cosi pure sono visibili, qua e là, traccie delle antiche mura di cinta della città romana. A voler ricostruire Narona, conviene immaginarsi che, su quel colle, sorgesse l’arce circondata- da grosse mura e da torri : e che sulle falde dei monti circostanti e giù sulla pianura si estendesse il conventus juridicus, la città dai fasti commerciali. Yuolsi che Narona, rinomata nei secoli anteriori all’èra volgare per la sua posizione amena, fosse il ritrovo estivo della nobiltà romana e che quindi, su vasto tratto di pianura, sorgessero centinaia, di ricche ville, dove il lusso romano pompeggiava in tutto il suo fulgore. Furono tentati, anni fa, dal Glavinic alcuni scavi nei dintorni di Vido. Il risultato fu soddisfacente: si rinvennero iscrizioni e monete rare; ma, per la natura del suolo sedimentoso, riesce difficile, quasi impossibile, uno scavo su vasta scala. A breve profondità, si trova acqua in proporzioni inesauribili, ond’è che simili lavori costerebbero somme favolose. Sarebbe, del resto, un gran risultato archeologico, se si potesse isolare il colle ed eseguire sul medesimo scavi intorno agli avanzi di mura tuttora esistenti. La qual cosa, forse, si farà, dopoché Salona, Burnum, Asseria e altre città insigni della Dalmazia romana avranno svelato il loro segreto archeologico agli scienziati. Il parroco di Yido, che mi accompagnava nell’esplorazione di Narona, s’affrettò a farmi vedere la casa del defunto parroco, don Barissa Eres, una vera curiosità, ammirata da quanti viaggiatori e scienziati passano da lì. È una sem-