LE CASTELLA 97 siehe. I tratti del loro volto sono delicatissimi e non vi sorprenda incontrare talvolta paesane dalle forme scultoree, vere matrone venete. Da ciò i maligni deducono che i feudatari veneti abbiano, più o meno legalmente, infuso del loro sangue nell’elemento indigeno; ma io, non avendo documenti d’appoggio in proposito, preferisco supporre che la bellezza della plaga abbia influito sull’avvenenza fisica delle generazioni castellane, posteriori al secolo decimoquinto. Non importa rivangare la storia d’ogni singolo castello. Per averne uno specimen, basta accennare a quella di Castel Vitturi. Yenne costruito nel 1487, dai fratelli Girolamo e Nicolò Vitturi, per concessione del conte di Traù, Carlo de Pesaro. Era tutto fondato nel mare e congiunto alla terraferma per mezzo di un forte ponte levatoio, atto a sostenere la più pesante batteria. Venne costruito a spese di quella nobile famiglia, ma all’erezione delle mura, intorno alla villa, concorse il tesoro della Serenissima con alcune centinaia di ducati. Presentemente, di quella famiglia, esistono due rampolli, vegeti ed amabilissimi, i conti Rade e Simeone, i quali, scartabellando talvolta nell’archivio di casa, riescono a trovare, e a far pubblicare, documenti rimarchevoli che illustrano la storia generale della repubblica veneta, o qualche episodio del suo dominio in Dalmazia. * * * Tranne i frammenti dell’epoca veneta, le Castella non porgono nulla di notevole in linea d’architettura classica. Più notevole, anzi rinomatissima, è la plaga tropicale su cui sorgono. La primavera v’è quasi perpetua. Riparata a nord dall’alto Kozjak e dai suoi dolci pendìi che, dalle colline di Salona, si estendono verso ovest, fino alla valle di Bosiljina, quella riviera si rispecchia in un vasto lago, aperto soltanto