LA DOTTA EAGUSA 261 suoi cantieri, e su questi perdette sei grandi bastimenti quasi pronti al varo, tutto il deposito di legname da costruzione, di catrame, di cordaggi, di ferro, ecc. Nel 1808, il generale francese Marmont, con un ukaz imperiale, dichiara sciolta e sepolta la repubblica ragusea, dopo tanti secoli di brillante esistenza. Fu un capriccio di Napoleone. E i francesi mantennero il dominio dell’ex repubblica fino al 1814. Nel gennaio di quell’anno la milizia del conte raguseo, Biagio Bernardo de Caboga — che aveva sollevato i ragusei contro il dominio francese —• unita a truppe inglesi ed austriache, libera il suo paese dai soldati napoleonici. Il 3 gennaio 1814, sul terrazzo del suo quartiere generale sventolò, per l’ultima volta, fra la bandiera austriaca e l’inglese, quella della sua repubblica, di cui il Caboga aveva sognato la ristaurazione. Il 28 gennaio dello stesso anno, il generale austriaco Milutinovic prese possesso di tutto il territorio dell’ex repubblica, in nome dell’imperatore Francesco I. D’allora, Bagusa mai più risorse allo splendore antico: la sua stella era tramontata per sempre. Era, fino allora, e nel corso dei secoli, una città floridissima non pure per i suoi ricchi commerci e per la sua fortuna marittima, ma per numero d’abitanti. La peste del 1526 ne distrusse 20,000 e sotto le rovine del terremoto, nel 1667, ne rimasero 6000. È lecito ammettere che la sola città di Bagusa, nei tempi del suo maggior splendore, contasse da 30 a 40,000 abitanti. Oggidì ne conta poco più di 5,000. Vediamo ora lo statuto organico di quella memorabile repubblica. Era retta a forma di governo eminentemente aristocratico, consimile a quello di Venezia. Nel Consiglio maggiore avevano seggio e voce tutti i nobili al disopra dei 20 anni, iscritti nel libro nobiliare, chiamato lo Specchio. Il Senato fungeva eziandio da Corte di appello in cause giù-