NARONA 227 — Perchè, diamine, le porte sono tanto basse? — Per umiliare i cornuti che verranno a farmi visita... — soleva rispondere don Barissa. A pianoterra, a destra, è un bugigattolo oscuro, un covo, senz’aria respirabile, annerito dal fumo e dall’umidità. TA viveva di solito don Barissa, disdegnando i piani superiori, perchè chi veniva a trovarlo si formasse di lui un concetto strano, spaventevole. Teneva molto alla sua potenza taumaturgica, e la sua fama di scongiuratore di tempeste e di altri guai volava lontana da Yido. Pochi cenni biografici basteranno ad illustrarlo. Nato a Vido, visse, da giovane, in casa dei canonici Pavlovich-Lucich di Makarska, rendendosi oltremodo simpatico per il suo incondizionato attaccamento. Disimpegnava tutti i servigi: scopava, cucinava, lavava il vasellame, faceva il bucato, asciugava la biancheria, la stirava, perfino. Se vedeva un foro nel pavimento, tosto lo rattoppava ; se cadeva un pezzo d’intonaco, prendeva calce e sabbia e rimetteva il muro, o la parete, nello stato normale; trovava guasti nella biancheria, nei vestiti, ed egli li rammendava ; per farsi un vestito nuovo, non ricorreva al sarto, se lo faceva solo; quando le sue scarpe gridavano vendetta, se ne faceva un altro paio; rispondeva messa, suonava le campane, senza però trascurare il pranzo. Insomma, un servo preziosissimo. Tanto, che il più vecchio dei due canonici, per gratitudine, gli insegnò un po’ di morale, indi a dir messa, e dopo di avergli fatto percorrere alcuni anni di studio nel seminario di Priko, insistette presso il vescovo, affinchè lo consacrasse. Così fu, e don Barissa divenne parroco di Yido sua patria, dove fu accolto con dimostrazioni d’esultanza. Da oltre mezzo secolo, Vido non aveva parroco: la malaria li aveva allontanati tutti, dopo breve dimora. Gli esami di don Barissa rimasero memorabili.