76 LA DALMAZIA affluivano i re più potenti dell’epoca, nè mai più si rimise. All’altezza di Stretto e Morter — ricchissimi d’ulivi, di # mandorle, di fichi — parecchi isolotti aridi, sparpagliati, sorgono dal golfo. Poi cessa il canale : lo sguardo spazia, a sud-ovest, verso i lidi d’Italia, nell’ampio mare. Ancora poche miglia, e il piroscafo rallenta la sua corsa per infilare cautamente un canale stretto e tortuoso, difeso alla sua imboccatura dal forte veneto, San Nicolò. Negli umidi sotterranei di quel forte, sormontato dal leone alato, vissero rinchiusi molti patrioti italiani durante il periodo epico delle lotte, delle congiure, degli eroismi per, l’unità della loro patria. Dal canale, il piroscafo s’avanza in un vastissimo porto. In fondo, alle falde di alti monti fortificati, sorge ad anfiteatro Sebenico. Verso sud, il porto termina in una baia profonda; verso nord-ovest invece si trasforma nel canale che conduce a Scardona ed alle cascate del Krka « una meraviglia da contrapporsi a qualunque altro oggetto storico o artificiale degno di ammirazione ». Noi le visiteremo piii tardi. Sebenico, come ogni città dalmata, vanta una storia caleidoscopica di guerre, di aggressioni, di assedi, di dedizioni, di defezioni. Sono sempre sulla scena gli stessi protagonisti : i veneti, gli ungheresi, i croati, i conti di Bribir, e via discorrendo. Rilevo la data del 1301 : Carlo re di Napoli promette a Sebenico protezione e favori nel suo commercio coll’Italia, purché gli giuri fedeltà. I sebenzani respingono la proposta, essendo ancor vivo il loro protettore Andrea III di Ungheria, ultimo rampollo della dinastia degli Arpadi. Dopo la morte di costui, Sebenico riceve un rettore veneto (1342), ma.tiene un proprio presidio e si regge coi propri statuti.