256 LA DALMAZIA palme e le rose di Ragusa, i platani di Cannosa ci trasportano irresistibilmente nel più lontano Oriente. Teofrasto ricorda un platano nelle vicinanze dell’aquedotto di Lyceum, che, ancora giovine, aveva radici lunghe 30 metri. Pausania vide coi propri occhi, presso il fiume Peiros, platani così giganteschi, che nel loro tronco incavato si sarebbe potuto banchettare. Egli vide pure il famoso MenélaXs, un platano piantato dal frontepennuto Menelao, prima della sua partenza per Troia... in cerca della medesima. E, nei tempi moderni, i platani più colossali sono: i platani di Vostizza, in Grecia, che, ad un metro dal suolo, hanno una circonferenza di 13 metri: quelli di Stanchio, sull’isola Kos, di 10 fin 12 metri di circonferenza, coi rami sostenuti da antiche colonne di marmo e granito; in fine, i platani di Bujukdere sul Bosforo, sotto i quali, secondo la leggenda, Goffredo di Buglione sostò, mentre si recava in Palestina. Ma i platani di Cannosa sono un poema addirittura. Chi non li ha veduti, può difficilmente formarsene un’idea approssimativa, non tanto per le loro spettacolose proporzioni, quanto per la perfezione artistica delle loro forme. Sembrano fusi da mano maestra, o dipinti sullo sfondo del cielo dal più insigne artista che abbia onorato la pittura. Per ammirarli in tutte le loro differenti prospettive, conviene porsi in varie posizioni, e da ogni parte appariscon sempre come due quadri maestosi di un album gigantesco, quello della natura.