274 LA DALMAZIA La nostra marina a vela ebbe le stesse sorti de’ nostri commerci: è in completa rovina. La grande società marittima che aveva slanciato parecchi grossi velieri, dovette recentemente liquidare. I nostri cantieri sono muti come tombe. L’industria dei molini ad acqua dà scarsi e contrastati guadagni. Il nostro ceto campagnuolo ritrae i mezzi di sussistenza dall’olio, ricercatissimo in commercio e, da alcuni anni, dalla coltivazione del grisantemo. — Come progredisce la vostra Società di navigazione a vapore? — Ne sono contento. Per la linea Trieste-Spalato-Ragusa-Bari-Molfetta-Brindisi abbiamo tre piroscafi: YEpidauro, VArrigo e il Dubrovnik. Per la linea fra Trieste e Scu-tari, con porti intermezzi, abbiamo il Bojana; e il Cavtat fa la linea Ragusa-Stagno. Abbiamo in progetto altri due piroscafi per inaugurare altre linee. In fine, per. iniziativa del nostro simpaticissimo socio, Giovanni Goich, tanto benemerito della nostra Società, s’è slanciato recentemente nel gran mondo marittimo l’Oscar, un piroscafo di 2000 tonnellate, che promette bene. — Insomma, si progredisce... — Ci fosse un po’ più di slancio e d’iniziativa nella nostra aristocrazia del denaro, si potrebbe tentare un risorgimento commerciale e marittimo del paese, il quale, convienè notare, è molto impressionato da antiche e recenti sventure pubbliche. Detto ciò, mi regalò una rosa. Questo dettaglio non entra affatto nelle considerazioni d’ordine economico. Non è un documento illustrativo storico. Ma io lo registro, perchè non vidi mai una rosa più grande, più bella, più odorosa: formava da sola un bouquet. — Sono rose delle vostre serre?