VERLIKA 413 * * * Più si sta a Verlika e meglio si apprezzano le sue bellezze naturali, i suoi dintorni, il suo cielo delizioso. Ci si affiata presto in quell’ambiente simpatico. Le ore e i giorni trascorrono veloci. Il secondo giorno, in compagnia di fra Krste, mi recai alla caseatella di Garjak. Si fa un buon tratto della strada che conduce a Sinj, indi si attraversano colline pittoresche. Ad un certo punto appare improvvisamente la spumeggiante cascata, scherzosa, capricciosa tra un boschetto verde. Le sue acque mettono in movimento molini primitivi. E si sta lì, fermi, incantati, ad ammirare la varietà di quei cento zampilli, di quei cento torrentelli, formanti la cascata di Garjak. — Piccola, ma gentile tanto ! — esclamai. — Ed ora si va al convento di Dragovich — mi disse fra Krste. — A me sembra alquanto difficile... — Perchè ? siamo già a metà strada, — Ma io penso al vostro cavallo, fra Krste mio, che non resisterà... voi siete un gigante. — Il mio cavallo non resisterà?!... Lo offendete ! Il Dragovich è un confluente del Cettina e da esso ebbe nome il monastero. L’antico cenobio del xiv secolo stava alla sorgente del fiumicello, in un cantuccio squallido, quasi sepolto da alti monti boscosi, dove la bora, in certe epoche, infuriava con vortici spaventevoli, portando in aria le tegole dell’edifizio. Eppure, lì vivevano i religiosi per ¡sfuggire alle persecuzioni dei turchi : ora il convento è tutto diroccato, e fra quelle grigie macerie rimane ancora la vecchia chiesa, quasi cadente. Il nuovo monastero sorge in posizione più soleggiata e più vicina alle rive amene del Cettina.