186 LA DALMAZIA Dalmazia sarebbe caduta nelle loro mani. Intorno alle rovine del forte caddero centinaia di valorosi. Non li ricorda il più minuscolo monumento, perchè allora si periva in guerra senza veruna ostentazione. Gran mercè, se uno storico diligente ricorda che i dalmati, in quella contingenza, salvarono la situazione del dominio veneto in Dalmazia. Quell’ottimo Yalier confessò, più tardi, di aver esagerato parecchio nella sua aringa ai montanari. Ma si trattava di salvare una posizione disperata e, in simili frangenti, si sa, la lingua corre. Visitato il castello, al primo piano d’un’osteria molto decente ci attendeva una colazione campestre : ova e prosciutto. Erano già le ore 5 pom. L’ascesa era stata superata senza sventure: rimaneva ancora la parte più difficile della gita, la discesa. » — Non ci pensiamo, ora — osservai; — ci penseremo quando saremo ritornati in Almissa. C’è da distruggere questa bottiglia di moscato rosa: il tempo stringe, rifocilliamoci e filiamo!... Per darvi un’idea d’una simile gita, vi basti questo dettaglio: durante la mezz’ora di fermata a Duare si dovettero cambiare i ferri a una o più zampe di quasi tutti i cavalli. “ Miracolo — dissi fra me — che siano arrivati con le gambe sane «... — Ma, signori, volete ammazzarvi! ripartire tosto, senza riposare almeno due ore ?! — ci disse il padrone dell’osteria, un simpatico vecchietto. E quando rimontammo in sella per rimetterci in cammino, perfino i gendarmi che giocavano alle bocce, sospesero il gioco e ci si avvicinarono meravigliati, per accertarsi, se eravamo gli stessi, arrivati mezz’ora prima. I poglizzani intanto presero le scorciatoie a loro note, e noi si spinse i ca-