75 nettamente, a sinistra, tre paeselli deliziosi — Torrette, San Filippo, Zara vecchi a — in riva al mare, distanti fra loro un paio di chilometri. A Torrette vive un possidente di campagna, Giovanni Santini, cultore appassionato della letteratura italiana e scrittore forbitissimo. Se lo visitate, dopo di avervi accolto con squisitissimo tatto d’ospitalità, vi mostrerà la sua bella biblioteca ed un autografo del De Amicis ch’egli conserva come una reliquia preziosissima. A San Filippo dimora, nei mesi estivi, la famiglia de’ Sorelli, vanto di Dalmazia. Più importante, per le sue memorie storiche, la borgata di Zaravecchia, denominata in slavo Biograd (Belgrado). Terso la metà deH’undecimo secolo, Crescimino Pietro III, re di Croazia, assegna una prebenda ai benedettini di Belgrado (Zaravecchia). Nel 1092, accompagnata da Goffredo Malaterra, approda a quei lidi Busita, figlia di Buggero I, conte di Sicilia e Durazzo, e sposa di Colomano re d’Ungheria. Dieci anni più tardi, Colomano si fa incoronare a Belgrado re di Dalmazia e di Croazia, e si firma Ilex Ungariche, Croatiae, Daìmatiae. A quell’epoca Belgrado era, certo, una città importante, o, perlomeno, un centro civile e politico ragguardevole. Dodici anni dopo, il doge Ordelafo Faliero s’impadronisce di Belgrado. Ma è presumibile che i belgradesi abbiano commesso qualche grossa corbelleria politica, che, nel 1125, il doge Domenico Micheli prende d’assalto la loro città e la distrugge fin dalle fondamenta. Una parte degli abitanti, col clero e col vescovo, si ricovera a Scardona; gli altri, e fra questi i notabili, si rifugiano a Sebenico. I benedettini passano sullo scoglio dirimpetto, Pasman, e fondano il loro cenobio a Tkon, dove esiste tuttora ; le monache scappano a Zara. Così ebbe fine la gloria della vecchia Belgrado, dove