TRAI) 9,1 Io lo seguiva, subendo il fascino del suo interesse artistico. Cammin facendo, c’era da osservare cento piccoli motivi architettonici : una bella finesta bifora romanesca, un’ altra trifora — mensolette artisticamente decorate — un pergolo veneto — una balaustrata notevole — una porta importante per il suo ornato — qualche forma più pura dello stile go-tico-veneto — uno o due modelli di stile originario romano, e via discorrendo. Giunti ad un certo punto, il conte tirò il campanello d’una casa. Si affacciò alla finestra una donna. — Chi è?... — Apra, desidero mostrare a questo signore alcunché. Entriamo nel cortile d’una casa vecchia, appartenente ai Cippico, i Cepiones romani. In mezzo al cortile, un superbo parapetto di cisterna, con ornati squisitissimi. Bisognava vederlo, perbacco ! Eccoci dinanzi ad una chiesa diroccata, un modello notevole di stile romanesco, con un portale stupendo, sormontato da un rosettone artistico. — E cadente — mi spiega il conte ; — è la famosa chiesa dell’Abbazia di San Giovanni Battista. La vogliono demolire, capite ! — Come a Zara — feci io — demolirono la chiesetta di San Yito che il celebre Freeman dichiarò un modello perfetto, in piccolo, della disposizione bizantina genuina. — Sono barbarie imperdonabili... — Dica profanazioni a dirittura... Si arriva alla chiesa di San Domenico, con annesso convento. E mezzodì, la chiesa è chiusa, i frati sono a pranzo. Ma ciò non deve spaventare due esploratori che si rispettino. Si entra in chiesa dalla porta del convento, senza chiedere permesso a chississia, anche perchè non incontriamo nessuno: il convento sembrava disabitato. Per fatalità, gli altari, essendo la set-