88 LA DALMAZIA stello del Camerlengo, oramai diroccato, con lo stemma di San Marco e una torre ottagona irregolare ; più in là, un bellissimo torrione rotondo, opera dell’ architetto veneto Sam-micheli. Di altri torrioni, lungo le mura di cinta, rimangono appena deboli tracce. Senonchè, per vedere tutte le insigni antichità di codesta città bizzarra, sapevo che avrei dovuto rivolgermi ad un cicerone amabilissimo, il di cui nome figura nelle prefazioni delle opere del Jackson e di altri insigni illustratori della Dalmazia. È il conte G-ian Domenico Fanfogna-Garagnin, figlio di nobilissima ed antica famiglia traurina, oriunda veneta. Eccoci sulla piazza del duomo, fiancheggiata da tre edilìzi classici: il palazzo comunale, la loggia — ambedue di origine veneta — e la cattedrale. — Come vede, il palazzo comunale subì recentemente qualche ristauro — m’avvertì il conte. Ahimè, si volle anche restaurare, anzi rifare, due dei tre stemmi veneti che lo adornavano. Ma i moderni sono un attestato eloquente della povertà artistica dei nostri tempi. Mentre lo stemma antico, con ricco e maestoso fogliame, sembra fuso, i due nuovi, coi loro rilievi timidi e meschini, sembrano eseguiti da un tagliapietra. Più ammirabile, come snellezza architettonica, è la loggia veneta, oggidì completamente abbandonata. È piccola, ma un vero gioiello. Internamente, un tavolo di pietra ; e, a ridosso della parete orientale, un quadro in pietra, dedicato al leone alato, rappresenta la Giustizia. Che deliziosa apparizione ! Vi pare d’udire la voce solenne di giudici austeri che emanino i loro verdetti; vi par di vedere la folla di liberi cittadini che assista alle deliberazioni di quell’areopago venerando. L’ultimo ristauro di quel monumento risale al xvii secolo.