DNA VOLATA TRA I FALCHI 333 s’era sparsa la voce che nel Montenegro si fosse formato un complotto, con lo scopo di attentare alla di lui vita. Riferita codesta diceria al principe Nicolò, egli ordinò che, durante i tre giorni fissati per l’escursione, « neanche un uccello dovesse passare per la strada maestra, o attraversarla ». In quei tre giorni avreste potuto offrire ad un montenegrino im sacco di zecchini, ch’egli non avrebbe trasgredito l’ordine del suo gospodar. Tanto, che il seguito del principe Rodolfo, non avendo contezza dell’incidente, credette che il Montenegro fosse un paese completamente disabitato. * * * Ripassando da Njegos, esaminai meglio quella culla dei Petrovich. È un paesello montano, oltremodo modesto. Mi venne indicata la scuola, indi la casa dove nacque l’attuale principe, e la sua residenza estiva, ad un solo piano, sull’orlo della strada. E rifacendo il cammino, senza l’episodio infernale dell’uragano, potei ammirare qualche scorciatoia alpestre, di cui approfittano i montenegrini. Sono sentieri ripidi, stretti, sassosi, pericolosi a dirittura alla vita di chi vi si arrischia. — Pure, vedete, per questi sentieri si trasportavano i cannoni, prima che fosse costruita la strada maestra: figuratevi con 'quanta fatica ! — osservò il mio compagno di viaggio. — A proposito, quanti soldati può chiamare sotto le armi, in caso di guerra, il Montenegro! — Fino a 30,000, e, in casi estremi, fino a 50,000. Basta che il gospodar faccia appello al suo popolo e, in tre giorni, tutti sono a sua disposizione: non rimangono a casa che le donne, i bambini e i vecchi paralitici. E neanche le donne, che esse devono portare le proviande ai loro « eroi ». Una