436 LA DALMAZIA tenendo fermamente che saremmo arrivati affamati come lupi. La giornata finì com’era incominciata, deliziosissimamente, tra amici tanto gemali, simpatici e supremamente ospitalieri. * * * A Eazvadje, dove mancano medici, ebbi occasione di porre a prova la valentìa degli empirici. Costoro guariscono qualsiasi malattia con mezzi primitivi, miti, ma quasi sempre efficaci. Infatti, io, prima di coricarmi, m’accorsi d’esser minacciato da una pleurite acuta. Me ne allarmai, dandone avviso ai Pokrajac. Essi mandarono tosto chiamare un empirico, mentre io già pensavo ai cenni necrologici, onde i miei nemici personali avrebbero commemorato il « piccolo Stanley » dalmato. Giunto l’empirico, mi rivolse alcune domande, mi visitò accuratamente, indi ordinò a voce il rimedio: — Un mattone caldissimo da applicarsi subito sul punto dove il malato sente « pungersi ». Mi venne voglia di ridere. Ma, dopo un’ora, dacché m’avevano applicato il mattone, io era perfettamente guarito. La mattina appresso, i miei pensieri di morte mi sembrarono un brutto sogno: ero completamente ristabilito.