LA DOTTA RAGUSA 267 questo il punto strategico più esposto della repubblica ra-gusea. Due sposi innamoratissimi, svizzeri, escono frettolosi dal roscafo, prendon o una vettura e si recano ad Ombla. Avevano passata la prima luna di miele a Ragusa e ritornavano da una breve escursione a Spalato. Nella fioritissima vallata d’Ombla, il di cui profilo, appena intravveduto, entrando nel porto, vi affascina, s’erano creato un nido idillico, ed avevano deciso di passarvi un paio di mesi. Durante il viaggio, la bionda sposina mi aveva più volte vantato la pace celestiale di quella plaga e il panorama grazioso e le superbe rose della valle di Gionchetto, odorosissime, con foglie grandi come la palma della sua bianca manina. « Verso sera — mi raccontava — prendiamo una barchetta e giriamo fra quelle rive freschissime, fino a tarda notte, estasiandoci alle emanazioni profumate di quei colli, al canto degli usignuoli, allo spettacolo di quel panorama tanto sentimentale e tanto poetico. Ci si addormenta con lo spirito e si sognano sogni rosei, deliziosissimi ». Ne vogliono le aggraziate lettrici, prima di inoltrarci a Ragusa, una descrizione ? Cedo la penna, in segno d’omaggio, al dr. Kaznacich, uno degli scrittori più poetici che abbia onorato i fasti letterari di Ragusa moderna. Dopo di avere accennato che Ombla è il più grande fiume sul territorio dell’antica repubblica, che esso ha un breve corso di soli cinque chilometri e che confonde le sue acque maestosamente nelle onde dell’Adriatico, quasi dirimpetto allo scoglio Daxa, prosegue : « I villaggi di San Stefano e di Mokoscizza, situati pittorescamente sulle sponde presso lo sbocco, aprono la deliziosa scena del paesaggio che si spiega con intonazione sempre più aggradevole fino alla sorgente. Limpide e chete scorrono le acque dell’Ombla, come quelle di tutti