LA DOTTA RAGUSA 273 da altri tre monumenti rimarchevoli, la cattedrale, la chiesa di San Biagio e il palazzo ducale, chiamato così erroneamente, dal momento che Ragusa non aveva il doge, ma il rettore. Dalla piazza Grande passiamo alla piazza delle Erbe, dove di mattina, si concentrano le lindissime paesane dei dintorni coi loro erbaggi, con le loro ortaglie, coi loro cesti di pane. Destano ammirazione per la pulizia della persona e per il loro tratto gentile. E, ciò che non guasta, quasi tutte sono avvenenti. Trovate tra loro tipi che Raffaello avrebbe preso per modello delle sue geniali concezioni. La piazza è contornata da edilizi moderni: c’è il palazzo de’ Caboga, antica nobiltà ragusea, il di cui ultimo rampollo però parla a preferenza, coi suoi amici, pure nobili ragusei, la lingua tedesca ! C’è il palazzo del negoziante ed armatore Nicolò Boscovich, un raguseo geniale ed oltremodo simpatico, attivo, intelligentissimo: egli rappresenta l’antico splendore di Ragusa nelle sue più belle manifestazioni. Mi affretto a salutarlo nel suo studio, per chiedergli qualche dettaglio sulla vita economica moderna della sua città nativa. — I nostri commerci languono — mi dice, — specialmente dopo l’occupazione austriaca dell’Erzegovina. Prima, Ragusa lavorava molto con quella provincia e col governo ottomano. Ora tutte quelle risorse mancano. Mancano pure le risorse provenienti dal commercio di Ragusa con le sue grandi isole storiche, le quali oggimai non ricorrono più a Ragusa, come al centro dei loro affari. Tutte, più o meno, essendosi emancipate, vivono d’una vita economica e commerciale indipendente. Con lo splendore politico di Ragusa ne decadde pure lo splendore economico e commerciale : la politica e il commercio essendo due manifestazioni della vita pubblica che in ogni paese si completano, sorreggendosi vicendevolmente...