212 LA DALMAZIA casa degli amanti, e lasciare l’orecchio stesso sotto il limitare della porta della sua rivale. L’effetto doveva essere infallibile, perchè il rimedio era stato provato anche altre volte. Intanto era arrivata un’altra donna, certa Chiara Spalati-nizza, così chiamata perchè oriunda da Spalato. Questa pure era venuta per un consulto, ma fu rimandata ad altra volta, perchè lo stregone più di un consulto al giorno non accordava. Fu però presente, quando il fattucchiero consegnò alla giovane il cencio di lino, nel quale era avvolto l’orecchio di un cane nero. Nel congedarsi, la giovine gli consegnò parecchie monete, ed insieme coll’altra donna uscì dal villaggio: alla punta di Kervavaz si separarono. La giovane, quella sera stessa, mise in opera quanto le era stato suggerito, e dopo pochi giorni le relazioni tra essa ed il suo amante si riannodarono tanto, che, giunto l’autunno, egli se la prese in moglie. Questo fatto e le cause che lo determinarono, fecero grave impressione sul reverendo parroco, che le seppe qualche giorno dopo celebrato il matrimonio. Egli raccontò il tutto al vice sopraintendente e questi alla propria consorte, madama Gordiana. Due anni dopo, il Samich recossi alla fiera di Slivno. Ili casa del parroco don Filippo Giuressich, trovò la detta signora Gordiana, il serdaro Juro Cnesich e molti altri. Dopo il pranzo cadde il discorso sulla potenza del Samich, e questi, per darne loro un saggio, prese dalla tavola un piatto di stagno, sul quale pose alcuni globetti da lui composti, che trasse dalla fascia, annunziando che col solo fumo li avrebbe fatti scoppiare, e lo stagno si sarebbe liquefatto. In fatti, si recarono tutti all’aperto. Lo stregone prese della paglia bagnata che, accesa, produsse un denso fumo, vi collocò sopra il piatto