342 LA DALMAZIA essi attraversano una delle loro più critiche evoluzioni etnografiche e civili ; nè è facile decidere, se i raggi della civiltà moderna saranno per essi fonte di benefizi, o fomite di abbrutimento. Chi vive tra loro constata una sola cosa: che il tipo classico morlacco va degenerando d’anno in anno, e ch’esso, in un secolo, si sarà trasformato completamente. In meglio, o in peggio ? È questione di criterio individuale. Udite questa. Anni fa, mi trovavo a Trieste, redattore di un giornale mattutino. Si lavorava, di notte, fino ad ora tardissima. Una notte ci si annunzia un incendio spettacoloso. 11 direttore del giornale ed io, a lavoro finito, ci rechiamo a vedere lo « spettacolo ». Strada facendo, incontriamo il correttore del giornale che ritornava alla tipografia, dopo d’aver assistito all’incendio. — Come va l’incendio? — gli domandiamo. — Era bellissimo, ma i pompieri hanno rovinato tutto! — ci rispose, quasi dolendosi che le alte fiamme fossero state domate dai pompieri. Per lui, l’opera benefica dei bravi pompieri era stata rovinosa a dirittura... Come s’è incerti sull’origine storica del morlacco, lo si è pure siiH’etimologia del suo nome. Morlacco — in islavo viali, plurale vìasi — deriverebbe, secondo alcuni linguisti, da mora-viali o more-viali, dovrebbe significare nero-latino, e ricorderebbe la radice comune con valacco, popolo d’origine romana. Secondo altri, invece, il nome deriverebbe da more-viali e significherebbe « del mare potenti ». Autori greci chiamavano la Valacchia superiore Mavrovalachia, per cui i nostri morlacchi, provenienti da quelle regioni, avrebbero portato seco il loro nome d’origine. Ricordiamo ancora che gli antichi teutoni designavano con la parola affine toniseli, di cui viali potrebbe essere una forma corrotta, la progenie romana; infine, a completare questa parentesi linguistica,