ZARA 35 Altri due frammenti d’architettura romana sono due colonne d’ordine corintio : una sorge ora sulla piazza delle Erbe, l’altra vicino alla chiesa di San Simeone. Appartenevano, evidentemente , ad uno stesso edifizio — forse ad un tempio di Diana, — il quale, a giudicarlo da quei resti, doveva avere proporzioni gigantesche. Eaccontano i cronisti del xvii secolo che, vicino all’attuale chiesa di Sant’Elia, sporgevano da terra diversi tronchi di colonne, e che due intiere stavano ancora in piedi, unite da un cornicione. Una di esse, divisa in vari pezzi, fu conservata in case private per lunghi anni, finche, rimessa in piedi col plinto e col capitello, venne eretta presso la chiesa di San Simeone. L’altra, rimasta al suo posto, servì, sotto il dominio veneto, di pubblica berlina: un collare di ferro, attaccato ad una catena, ricorda ancora quel supplizio. Così pure, sulla stessa colonna una cornice in pietra, il « sub asta », ricorda una costumanza del dominio veneto. Se un ricco cultore di antichità romane volesse devolvere le somme necessarie, che sarebbero rilevanti, per eseguire scavi a Zara e dintorni, nonché sugli scogli a sud-ovest, è certo che scoprirebbe insigni residui e documenti di Zara pagana. Sugli scogli suddetti, in moltissimi punti, basta scavare pochi piedi di terra per trovarvi bellissimi mosaici romani. Si comprende che gli antichi avevano quivi le loro ville estive; nessuno però s’è dato la cura di simili indagini archeologiche. Com’è dilettevole, del resto, tuffarsi talora nelle memorie del passato! La Diadora del x secolo, ad onta delle sue molte peripezie,- si presenta allo spirito come una città monumentale, ambita dai più potenti dell’epoca ; i franchi, i veneziani, gli ungheresi, i croati, i bizantini ne gareggiano il possesso. Coi suoi monumenti di fasto, con le sue ricchezze, coi suoi palazzi, essa conservava intatta tutta l’aureola della sua gloria