52 LA. DALMAZIA piegati. E ciò contribuisce ad un relativo impoverimento economico della città. Dove non fioriscono il commercio e l’industria, è inutile ricercare la benestanza pubblica in forme di risorse fittizie, com’è la paga dei pubblici funzionari. La sola industria fiorente a Zara è quella del frutto di marasca, il celeberrimo e prelibatissimo « maraschino di Zara ». Se ne esportano 300,000 bottiglie all’anno, in tutto il mondo, sotto tutte le latitudini geografiche. Rinomatissime, tra le altre fabbriche, quelle del Salghetti-Drioli, del Luxardo, del Calligarich. In questi ultimi vent’anni, il maraschino, grazie all’intelligente solerzia dei giovani proprietari delle su lodate ditte, prese uno slancio colossale: se ne beve alle tavole signorili della più alta aristocrazia d’Europa; se ne serve nei pranzi di gala a corte; se ne smercia in America, nelle Indie, nel Giappone, in China, in Egitto, ovunque. Il suo grato e soave profumo è una poesia, il suo sapore è un idillio. Nessun liquore al mondo può gareggiare col maraschino di Zara. Le altre industrie vivono stentatamente a Zara, un po’ per mancanza di comunicazioni ferroviarie, un po’ per la sfiducia del capitale: chi ne ha, lo tiene gelosamente rinchiuso nei forzieri. Fra i capitalisti zaratini forma lodevole eccezione il più forte di loro, Giuseppe Periini, uomo laboriosissimo, una illustrazione di Zara, pronto ad incoraggiare qualsiasi iniziativa, ad assecondare ogni buona impresa. È un fenomeno di intuizione e di slancio negli affari. Un’altra illustrazione di Zara è il suo podestà, il cavaliere Nicolò Trigari, un uomo che deve la sua posizione sociale unicamente alle risorse del suo acutissimo ingegno. Nato povero e ignoto, ora è ricchissimo di patrimonio e di aderenze. A lui Zara deve gran parte delle sue innovazioni moderne e da lui ancora molto attendono, con legittima fiducia, i zaratini. Altri nomi, altre famiglie zaratine, illustri