366 LA DALMAZIA tale. Si principiò dalla base. Per rendere il lavoro meno pericoloso, i due ultimi piani del campanile vennero demoliti, ed ogni sasso, numerato e registrato, venne deposto in ampi sotterranei. I massi ciclopici della base, già sdrusciti dal tempo, sono quasi tutti artisticamente rimpiazzati da nuovi, biancheggianti. Quel campanile non ha più di 500 anni, è vero; ma esso, in gran parte, era stato costruito con materiale già antico e sciupato, scavato a Salona : ecco perchè ne urgeva il restauro. Monto l’ampia gradinata dell’armatura colossale in legno. Yi si potrebbe passare in carrozza, o perlomeno a cavallo. Mi fermo all’altezza del cornicione delle celebri arcate del peristilio e ne ammiro, così davvicino, le proporzioni spettacolose: macigni lunghi tre metri, grossi uno, compieta-mente grigi e in gran parte sformati dai loro sedici secoli di vita. Monto ancora, e mi trovo all’altezza del magnifico portale dell’atrio; anch’esso avrà bisogno di pronti restauri, perchè minaccia di crollare. Giro tutt’intorno il primo e il secondo piano del celebre campanile, affascinato dalle bellezze architettoniche in esso sfoggiate; è tutto costruito in istile del peristilio : archi rotondi appoggiati su capitelli. Monto al terzo e al quarto piano, dove manca la mole del campanile ; ma la solidissima armatura ne attende la ricostruzione. Da quell’altezza mi si presenta, nei suoi più splendidi dettagli, tutto quel complesso di rarità archeologiche: il mausoleo con la sua galleria esterna, e il suo disegno perfetto e la sua altezza ragguardevole, dalla base al tetto, e i colonnati stupendi. Ricostruisco, con la fantasia, tutta quella vertigine di splendore e veggo passare attraverso il peristilio la figura maestosa di Diocleziano, al suono di fanfare, con un codazzo di cortigiani, ricoperto di gemme e di brillanti. Una visione magica da cui mi distrae il panorama