154 LA DALMAZIA specialmente in merito all’attività commerciale dei fratelli Mardessich e della casa Dojmi, la quale esporta pure nella capitale dell’impero, in bottiglie, il suo prelibato « Santa Margherita ». — E non è la sola risorsa dell’isola, il vino — mi disse il Mardessich; — abbiamo,nel vallone di Comisa, la pesca miracolosa delle sardelle. Se ne fa commercio attivissimo, e di data antica, con la Grecia. Dall’isola si esportano annualmente migliaia e migliaia di barilotti di sardelle salate. I nostri sardoni salati sono pure accolti festevolmente alle mense signorili. Nel pomeriggio mi recai a bighellonare per la borgata, in compagnia dell’egregio dr. Lorenzo Dojmi. Ci fermammo alla Batteria della Madonna, ridotta, per uno strano capriccio degli eventi, ad ospizio ed ospedale. La posizione di quell’asilo umanitario non può essere più superba, nè la proprietà, ond’è tenuto, più edificante. La caserma venne ridotta a sale arieggiate, vaste, pulitissime; il bastione è ora un giardino, dove centinaia di bianche margherite pompeggiano al sole. — Probabilmente — mi disse il Dojmi — questo ospizio verrà destinato ad un istituto froebeliano. — L’idea è ottima — osservai — e sono certo che da tutte le isole vicine affluirebbe numeroso contingente di alunni. Passai la serata in un club politico. Lessi qualche giornale nella piccola sala di lettura, dove alcuni abitudinari assorbivano il loro mocca. E dall’attiguo salone giungevano fino a me i concenti di un concerto abbastanza allarmante... Il più giovane dei due medici comunali suonava il violino, facendosi accompagnare al piano da un altro delinquente, suo complice. « Fante de mieux! » dicono i francesi: ed ascoltai una ventina di walz, con rassegnazione religiosa...