38 LA DALMAZIA Due altri archeologi valorosi, l’Hauser di Vienna e il Bu-lic di Spalato, popolarizzarono, in uno splendido opuscolo, quella chiesa monumentale, corredando la loro descrizione affascinante con bellissime illustrazioni. Sfogliando il loro opuscolo ne ritraggo i dati di fatto più salienti. Come il Gla-vinic e il Freeman, essi pure ne sono entusiasti in modo assoluto, ed assegnano a quella chiesa un posto privilegiato tra i monumenti del nono secolo. L’Hauser descrive l’edifizio. San Donato di Zara, una chiesa messa fuori d’uso e cangiata, dal 1798 al 1877, in un magazzino militare, era stata divisa in più piani a mezzo di robuste travature, le quali, insieme alle provviste ivi ammucchiate, rendevano quel luogo del tutto irriconoscibile. Sgomberata la chiesa e fatto uno scavo, del pavimento, s’incontrò un piano lastricato di pietre grandi e regolari, che si estende per la massima parte della chiesa fino a due grandi gradini che attraversano l’abside di mezzo; dietro ad essi non si trovarono che semplici macerie. È evidente che il lastricato stava originariamente all’aperto e si protendeva, al disotto dei muri della chiesa, fino nelle cantine delle case attigue. Ánche i due gradini continuano al di là dell’abside, e dalla mancanza del lastrico dietro ad essi si può presumere che ivi sorgesse un edilizio di cui quei gradini facevano parte. I muri e i pilastri della chiesa non hanno fondamento, e in ciò consiste la caratteristica più notevole dell’edifizio: quasi tutti s’innalzano sull’antico lastricato. Su questa base mal ferma, che forse cagionò la caduta della prima cupola, non poggia una salda muratura, convenientemente commessa, ma a sostegno dei pilastri, dei muri e delle colonne furono sfruttati, senza che fossero stati tra di loro uniti, tronchi di colonne, trabeazioni, quadri, cornici di piedestalli, macigni