54 LA DALMAZIA dalla sua premurosa benevolenza, sarebbe desiderabile che non abbandonasse la Dalmazia, senza lasciarvi di se memoria gloriosa. Durante il mio ultimo soggiorno a Zara, ebbi occasione di vederlo e di parlargli. Produsse su me un’impressione favorevolissima di grande gentiluomo, di persona franca, energica e risoluta, dal cuore sensibile, dalla mente svegliatissima, dallo spirito leale e retto. Era arrivato da pochi mesi in Dalmazia e volli fargli un complimento. — Eccellenza —■ gli dissi, — i dalmati già sentono che sarete il genio benefico del loro paese... — Ne sono lieto — mi rispose col fare sincero di un uomo che sente la responsabilità d’ogni sua parola, — però non ebbi tempo ancora di far nulla, o quasi, per questa ammirabile provincia. Ad ogni modo, non feci male a nessuno... Codesta riserva è una promessa. Ed essa si tradurrà in atto, se i dalmati e i zaratini vorranno contribuire essi pure, energicamente, al risorgimento del loro paese, badando un po’ meno alla politica e un po’ più agli affari. Ah, quella fatale politica! È il cancro che rode le più promettenti iniziative, che distrugge il concetto della concordia, che indebolisce la fiducia negli affari, che offusca le glorie del passato, ravvolgendole in una nube di odii, di pettegolezzi irritanti, di malumori. La politica, ecco il nemico della Dalmazia moderna!