92 LA. DALMAZIA timana santa, erano coperti da drappi. Prendiamo due di quelle canne lunghe, con cui lo scaccino accende e spegne i ceri, e con esse alziamo i drappi di un altare. Ci si presenta, in tutto lo sfolgorìo della sua gloria artistica, una pala di Palma il Giovane: la Circoncisione. Che capolavoro ! La testa della Madonna, soffusa in un’aureola divina di adorazione, di pietà premurosa perii Bambino, è d’una bellezza assoluta e commovente. Nella stessa chiesa, una tomba marmorea, dalle proporzioni pagane, della famiglia dei Sobota, forma un monumento degno d’attenzione. È opera del xv secolo. Si passa il ponte in pietra, per recarsi all’isola di Bua, un sobborgo di Traù, dalle vie ripide e scoscese, dove però non abitano soltanto campagnuoli, ma eziandio, su un tratto della riva, parecchie famiglie cittadine. Anche quell’isola ha i suoi fasti storici antichi e moderni. Fu luogo d’esilio a Fio-renzio, maestro degli uffizi dell’imperatore Giustiniano: a Mezio, confinatovi da Valente, e, credesi, anche a Gioviniano, condannato per eresia dal papa san Siricio nel quarto secolo. Saliamo quell’erto sentiero campestre che sembra una strada montenegrina. Mi ricorda una mia gita sulla cordigliera delle Ande. Arriviamo ad un piccolo edilìzio, dall’apparenza modesta di un seminario. È l’antico collegio di San Lazzaro. Traù, in epoca non remota, era considerata l’Atene della Dalmazia centrale e in quel collegio venivano educati molti dalmati che, più tardi, illustrarono le scienze e le lettere. A codeste illustrazioni Traù stessa diede un contingente notevolissimo: il celebre storico Lucio è tramino. Mori nell’anno 1579, lasciando un’opera insigne sulla Dalmazia. — E qui, in questo ignoto collegio, venne educato, nella sua prima gioventù, Niccolò Tommaseo! — esclamò il mio cicerone, con sentita compiacenza.