LA DOTTA RAGUSA 2 to — No, ne abbiamo boschi intieri nella vallata d’Ombla, a Gionchetto, a Motose izza. Io la battezzai la « rosa di Ragusa », quella sorprendente illustrazione della flora ragusea, quella vittoria del purissimo cielo dalmato. A sinistra della piazza dell’Erbe si sàie per una gradinata spaziosa ad un magnifico edifizio, lo spedale militare, ex convento dei gesuiti. Più avanti, una caserma e un magazzino di proviande, rimarchevole per i suoi grandi depositi di granaglie, scavati nella viva roccia. Quello è il punto più alto della città verso il mare aperto: da li si ammira il litorale raguseo, si abbracciano il precipizio spaventevole sotto i vostri piedi e le gigantesche fortificazioni di Ragusa. Prue, non è raro il caso che le onde marine, quando infuria un uragano di scilocco, rinfrangendosi su quelle roccie, arrivino fin lassù. Fuori porta Ploce, a destra, rimane il piccolo porto di Ragusa, il porto Casson, per il piccolo cabotaggio ; a sinistra il convento dei domenicani; più avanti il lazzaretto e il bazar turco. E quando sarete arrivati sulla strada che trae all’Erzegovina, alla pittoresca vallata di Breno, a Ragusa-vecchia, alla riviera di Canali, vi si presenterà, in mezzo al mare, la storica e verdeggiante isoletta Lacroma, dalle forme di un vascello. Sulla strada non è raro incontrare contadine dei dintorni, cariche di cesti. Esse, prima d’entrare in città, profittano di un cantuccio ombreggiato e al riparo dai curiosi, per cambiare le calzette e vestire scarpe pulite e decenti. La loro biancheria è sempre di bucato. Non azzarderebbero entrare in città con una macchia sui vestiti. L’ombra della guardia repubblicana è ancora appostata alle porte della città per impedire ai campagnuoli di presentarsi in arnese sconveniente. La finezza dei modi e la pulizia