162 LA DALMA ZIA San Pietro. Ora ne rimangono scarse rovine. Nei primordi del decimo secolo era soggetta agli imperatori d’Oriente; più tardi fece lega coi pirati narentani, destando le ire di Venezia. Orseolo II, presala, la rase al suolo, intimando agli abitanti di trasferirsi nell’interno dell’isola. Nella seconda metà del xm secolo il re serbo Uros I il Grande ne fa un dono alla repubblica di Ragusa. Nel 1806 è occupata dai francesi che la fortificano con molti fortilizi esistenti tuttora. Nel 1813 l’isola è occupata dagli inglesi ; nel 1814 passa all’Austria. L’attuale Lagosta, borgata, sorge verso il mare, ad anfiteatro, circondata di colline e di monti. In essa è concentrata quasi tutta la popolazione dell’isola, scarsi 2000 abitanti. Vivono benino, poiché l’isola, che ha una circonferenza di 28 chilometri, è produttiva e molto fertile. Poi, anche i lagostini, come i comisani, fanno pesche miracolose di sardelle. Le case sparpagliate tra orti e giardini accennano al grado di civiltà dei paesani. Le vie, ahimè, sono un po’ in disordine. Fra gli edilizi pubblici è notevole la chiesa parrocchiale del xiv secolo, con un magnifico Tiziano sulFaltar maggiore. A tergo del quadro si legge : Titianus pixit. E, fra le cose profane, è celebre il carnevale di Lagosta che ispirò ad un illustre letterato raguseo, Gianfrancesco Sorgo, argomento a carmi melodiosi. Anche la natura, del resto, contribuì a rendere Lagosta interessante : è nell’isola una grotta ammirabile per l’aggruppamento di colossali stalattiti. Nessuno sa dirvi quanto sia lunga. Quando si giunge ad un certo punto, sentite mancarvi l’aria e siete costretto di fermarvi, sotto pena di morire asfittico. Da quella grotta, con certi venti, esce un rumore strano, allarmante, spaventevole : sembra la voce di dannati che implorino mercè.