SPIAGGE, MARINE E DINTORNI 285 s’era intanato in quella grotta, donde usciva di notte e menava strage fra gli uomini e gli animali. L’eremita sant’Ila-rione, mosso a pietà della popolazione costernata, assale l’orrenda belva, la sconfigge, la distrugge col fuoco, eccitando poi gli abitanti redenti a renderne grazie a Dio. « Non era quello un dragone — diceva poi al popolo — ma il demonio sotto tale forma : anche nei tempi antichi si adorava, in Epidauro, un serpente di bronzo, da essi chiamato il dio Esculapio ». Questa leggenda apre un campo vastissimo di considerazioni. Ci limitiamo a constatare com’essa confermi il culto d’Esculapio sotto forma di serpente. E l’autorevole Strabone ■ ne parla pure in questi termini: « Ed anche questa (Epidauro) è città da non farne poca stima, principalmente per l’eccellenza d’Esculapio, di cui fu opinione sanasse ogni sorta d’infermità ». Prima di abbandonare Ragusavecchia, un paesello romantico, ma scevro di seducenze moderne, volli visitare la famiglia dell’amico mio, Biagio Bukovac, pittore insigne che dimora a Parigi. La sua vita è un documento umano affascinante. Imbarcatosi, fanciullo, su uno dei tanti velieri della Società di navigazione ragusea, la sorte lo trasse nell’America del nord, dove, causa una malattia, dovette ricoverarsi in un ospedale. Guarito, si trovò in quel mondo sterminato, privo di mezzi e di appoggio. Che fare? Cercò un servizio qualunque. Presso ima Società ferroviaria, ottenne un posto di pittore di vagoni. Ecco la genesi della sua carriera artistica che dovette più tardi dargli tanta rinomanza. Dopo breve tempo venne licenziato da quel servizio modesto; ma intanto aveva appreso a tener in mano il pennello e a combinare i colori. In America, come i lettori sanno, un uomo deve saper affrontare le più stravaganti vicende, e da ban-