160 LA DALMAZIA gruppo di case da cui emerge superbo il duomo del paese, opera insigne del xiv secolo. La pala dell’aitar maggiore è attribuita al Tintoretto, e quella dell’altare alla Trinità a Jacopo da Ponte (1510-1592). I capitelli, gli ornati, le colonne di questa e delle altre chiese dell’isola, come pure la parte ornamentale degli altri edifizi pubblici profani, vennero eseguiti da scalpellini e da maestri del paese. Codesti artigiani di Curzola erano rinomati anche in paesi lontani, principalmente nell’età di mezzo, quando, in merito alla floridezza architettonica di quell’epoca, abbondava il lavoro. Il Wilkinson prima, il Jackson poi, illustrarono il duomo di Curzola, siccome uno dei più notevoli monumenti architettonici che vanti la Dalmazia. Se vi dilettano le costumanze medioevali, fatevi giocare la « moresca ». È una specie di danza pirica, sostenuta da 24 campioni, oltre i capi, gli alfieri, e la « hula », che è la sposa del re dei Mori. I bianchi, comandati dal re di Spagna, vincono la tenzone e la « buia » rapita è liberata fra il giubilo generale. I curzolani vanno pazzi per questo gioco tradizionale, come i napoletani per la loro tarantella. Anche la borgata di Blatta — sul lembo occidentale dell'isola, a due miglia dal mare — conserva una loggia monumentale, anteriore al 1500. La ricordano documenti del 1496. Venne restaurata elegantemente nel 1700 ed è ora un ornamento della piazza. Su quella stessa piazza, di fronte alla chiesa, vegetavano, da secoli, due alberi colossali di fanfa-rino (celtis australis). Ora non esistono più, e ne chiesi il motivo. Uno, quello ad occidente della chiesa, un bel giorno, il 13 luglio 1836, cadde improvvisamente, proprio mentre il popolo usciva di chiesa. Non ci furono nè morti nè feriti. Ma il consiglio patrio, temendo che, precipitando anche l’altro fanfarino secolare, potessero succedere sventure, ne decretò in