490 LA DALMAZIA essa, capovolta ed alquanto incavata alla base, servì per secoli da pila per l’acqua benedetta in una chiesa cristiana, ora distrutta, e le di cui rovine vedrete domattina sur un colle vicino. Il vertice, come vedete, ne è alquanto smussato..... È un dettaglio fantastico, neh? A un paio di chilometri dal monastero, presso il villaggio di Karin, l’archeologo trova ricca messe alle sue indagini scientifiche: abbondanti macerie e rovine ricordano l’antica Corinium; esse sorgono sur un alto colle e intorno ad esse ci si aggira estasiati. Ma non sono rovine prettamente romane, poiché vi si riscontrano sovrapposizioni posteriori, turche e venete. Ad ogni modo, sono memorie ammirabili ed eloquenti della grandezza storica di quei paraggi, dove oggidì indarno cerchereste chi vi saluti in latino, o in italiano... Sul colle, evidentemente, era ì’arx di Corinium. Dove sorgeva la città? Essa giace sepolta, da secoli, nella campagna dei dintorni, ove ondeggiano vaste seminagioni di biade e rigogliosi verdeggiano i vigneti. Anche Corinium attende la luce del sole scientifico, per svelare al secolo moderno la storia completa dei suoi fasti e della sua rovina. Nella chiesa del convento, notai la stupenda mensa delimitar maggiore di bellissimo marmo venato del vicino monte Orljak : i due gradini sono due bei monoliti variegati del monte Promina. Un altare laterale è dedicato a san Pasquale, fregiato di due decorazioni al merito. Ne rimasi alquanto sorpreso, e il padre guardiano mi spiegò che due religiosi, di esse insigniti, ne avevano fatto regalo al santo protettore della chiesa. Ne meriterebbe una l’ottimo padre guardiano per il suo senso ospitaliero. Dormii profondamente nel così detto « provincialato » • ossia nelle stanze riservate al padre provinciale, quando è