494 LA DALMAZIA — Salute a te, illustre podestà dei morlacchi! — gridai al cav. Vladimiro Desnica, mio vecchio e cortese amico. — Ah, sei arrivato!... pensavo precisamente a te, sfogliando alcuni miei registri, per accertarmi della tua illustre origine. Sappi, adunque, che tuo nonno nacque nel vicino villaggio di Zaton, in piena Bukovizza, e che, recatosi « u vlastvo », ossia « accasatosi » con una ragazza del villaggio di Krus-sevo, presso Karin, quivi nacque tuo padre, il quale da bambino, insieme a tutta la famiglia, emigrò a Zara, dove sei nato tu. — Nulla di più consolante: quando sarò fatto nobile, prenderò il predicato « di Krussevo ». S’uscì insieme a zonzo per la borgata. Una via principale divide la borgata in due parti: in quella lambita dallo Zermagna vive il ceto migliore; nell’altra, a ridosso del monte, dimora il popolino. Nell’elegante caffè con annessa sala di lettura, si dà convegno l’aristocrazia dell’intelligenza e del commercio. E ve n’ha, per quanto la borgata non conti più di 500 abitanti. Ma la sua posizione ai confini della Croazia, le dà un’importanza economica eccezionale, specie per il commercio del vino che, dall’altra parte del Velebit, manca affatto. Insomma, 50 anni fa, le case abitabili d’Obbrovazzo si potevano contare sulle dita duna mano: ora, moltissime sono eleganti: la palazzina nuova del podestà è a dirittura un gioiello. Nulla manca a quella borgatella, tranne un po’ d’orizzonte : sepolta com e da alti monti, a stento vi si può respirare. — Domani — mi disse il podestà — respirerai meglio sulle alte vette del Velebit, Ti accompagnerà il simpatico amico Tonci. — Chi è costui? — È il figlio ed erede del «re del Velebit»: egli, come