DERNIS 439 sangue, la rioccuparono e il popolo dovette riparare sulle vette dei monti vicini e al mare. Nel 1664, quei di Petrovopolje, comandati dal provveditore generale Cata ri no Cornaro, sbaragliarono presso il Ci-kola il terribile beg turco Filipovic. Ma la loro vittoria rimase infruttuosa, perchè, in quell’epoca, Venezia avendo avuto la peggio sotto Candia, dovette abbandonare alla discrezione dei turchi i paraggi montani di Dalmazia. Appena nel 1683, dopoché l’orgoglio musulmano venne fiaccato sotto Vienna, l’eroico serdaro Nakic liberò Dernis definitivamente dal giogo della mezzaluna. Nella prima domenica d’ottobre di quell’anno, una delle quattro moschee che sorgevano a Dernis venne consacrata al culto cristiano e lo è tuttora. Dove oggidì sorge la canonica, era la casa del gran sacerdote turco “ veliki hogja », con un enorme fontana che riceveva le sue acque dalla vetta del Promina per mezzo di un aquedotto di 13 chilometri, costruito dai turchi. Serviva quella fontana ai lavacri che i turchi chiamano aviles. * * * Soave è il cielo di Dernis, stupenda ne è la campagna, fantastico il panorama. Numerose famiglie onorano il paese, con- la loro intelligenza, con la loro iniziativa, col loro senso di civiltà. La borgata è un emporio montano floridissimo, principalmente per foraggi e granaglie. Ahimè, tutto ciò è oscurato dall’ombra d’una pianta gigantesca che vi fiorisce rigogliosamente: l’usura. N’ebbi in proposito informazioni spaventevoli. Mi permetto di richiamare ad alta voce l’attenzione delle pubbliche, autorità su questo argomento. S’era al caffè e si parlava in proposito. — L’usura in questa borgata — disse un signore — è rialzata al grado di scienza positiva. Nulla spaventa il nostro