ZARA 31 Zara in nome della Serenissima. Il conte, infatti, protesse e tutelò quei profughi, assegnando a loro terreni in prossimità della città. Da ciò il nome di Borgo Erizzo. Da poche famiglie, il villaggio conta ora oltre 3000 abitanti ed è quasi un’ appendice di Zara, con cui quei villici sono in continuo contatto. Gente d’ottimo cuore, ma di temperamento oltremodo irascibile, pronta a qualunque atto generoso, come a qualunque escandescenza, gli albanesi di Zara conservano, insieme al loro idioma, tutte le caratteristiche etniche dei loro connazionali d’Albania. Oltre all’albanese, parlano benissimo lo slavo e passabilmente l’italiano. In generale, sono dotati di grande intelligenza, di mente svegliatissima, di criterio sano e fine. Mi raccontava il prof. Pietro Jokovic, direttore del superbo istituto pedagogico — che sorge appunto in Borgo Erizzo, — che gli scolaretti del villaggio, alunni della scuola preparatoria di quell’istituto, dànno saggi sorprendenti della vivacità del loro spirito e di un’intuizione fenomenale. A Zara incontrerete albanesi tutti i giorni, a tutte le ore. Le donne portano al mercato delle Erbe ortaglie, fratta, erbaggi, legumi. Le ragazze lavorano alle fabbriche, in qualità di giornaliere, e si guadagnano da 60 a 80 soldini al giorno. Son belle, quasi vezzose, nel loro costume pittoresco, a colori vivi. Dal giorno che si sposano non rimettono più piede in una fabbrica, ma rimangono alle case loro, e ben presto, ahimè, appassiscono. Gli adulti accudiscono ai lavori del campo e sono agricoltori attivi, energici, intelligenti. Posseggono campi e vigneti a distanze di dodici e più chilometri dal loro paesello, e vi si recano, nei giorni del lavoro campestre, su carri, ed anche a piedi Oltre che del suo magnifico panorama, Zara può vantarsi del suo verde contorno. Poche case private posseggono giar-