296 LA DALMAZIA — Dove conduci il tuo gregge? — Qui vicino sul monte. — E non avete praterie? — Sono scarse e lontane. Fino a due anni fa, pascolavamo il nostro gregge nel vicino Montenegro. Ma ora, da quando l’Austria ha occupato il nostro paese, non ci andiamo più, per non pagare doppia tassa, una alle autorità austriache, l'altra alle montenegrine. Più avanti, a mezza strada, incontrai un contadino che guidava un somarello carico d’un sacco. — Dove vai, giovane eroe ? — gli chiesi. — Qui, al vicino monastero di Duzi — mi rispose. — Che cosa hai nel sacco? —■ Del pane, signore: domani, giorno della Madonna degli Angeli, è gran fiera al monastero e i monaci attendono numerosi ospiti. — Vi affluisce molta gente? — Migliaia di persone da tutti questi dintorni, dal Montenegro, dalla Bosnia. — Sta bene, ci verrò anch’io: salutami affettuosamente quei bravi religiosi. — Sarete servito, signore: che Dio vi accompagni! Lungo la strada, vecchi torrioni turchi, rotondi, albergano gendarmi austriaci: sono vedette, situate per lo più in posizioni dominanti. A mezza mattinata mi feci servire una colazione campestre in una povera capanna. I campagnuoli mancavano di tutto: non avevano un letto, nè stoviglie, nè il più rudimentale comfort: ma, appesa ad un chiodo, non mancava la gusla, con cui, nelle ore dei maggiori affanni, ritemprano la loro fibra battagliera. Verso mezzodì, il mio cavallo, portandomi a malapena, entrava poco trionfalmente a Trebinje. Scesi ad un albergo che mi indicarono, mi feci