I DINTORNI DI ZARA 71 diecina di chilometri, con un intervallo di miti vallate, si estende lino a Puntadura. Da lì ci si inoltra, a destra, in una serie di seni, di penisole, di dirupi, di valli, di scogli, di paludi. Allo sfondo di codesto paraggio stravagante ci pensa il grigio Yelebit. Precisamente in quella regione, in fondo ad una valle paludosa,’ sta Nona, YAenona degli antichi romani, città notevolissima per i suoi fasti civili ed ecclesiastici, ridotta, causa la malaria, ad una borgata inabitabile. Era, a quanto pare, un porto romano, ove faceva capo una delle strade che, attraverso la Dalmazia, conduceva a Bisanzio. Aenona, antichissima città liburnica, salì a floridezza sotto il dominio romano. Ne fanno fede gli avanzi di mura, di colonne, di edilizi, di palazzi. Distrutta dagli avari, indi occupata e ristaurata dagli slavi, i duchi e re croati ne fecero una delle loro tredici zupanije (distretti) dalmate. Più tardi apparteneva, ad intermittenze, ai re d’Ungheria ed alla Serenissima, finche, nel 1409, rimase in potere di quest’ultima. Già nel 1357 il conte Giustiniani la difese valorosamente, ma invano, contro gli ungheresi, che dovette arrendersi. Due volte (1571 e 1646) fu distrutta ed incendiata dai turchi. Eu sede di un vescovo e di un fiorente capitolo; ebbe privilegi e numerose nobiltà: brillava, insomma, tra le città di Dalmazia. Presentemente, tutto ciò è una memoria storica. Del dominio veneto non resta che un grandioso edifizio, lo « Stabilimento », fondato nel 1786 da Girolamo Manfrin, per la coltivazione del tabacco, ad un chilometro da Nona. Ma anche quello fu rovinato da un incendio e non serve più allo scopo a cui era destinato. Yia, i dintorni di Zara non valgono quelli di Napoli, ha ragione lamico Colautti. Ma i dintorni di cento altre città europee di provincia, non valgono quelli di Zara. Così ab-