ESCURSIONI 243 vicino — Vrgoraz ne dista tre miglia — che giungono fin lassù, in certi punti, gli echi dei festeggiamenti nuziali dei Kapetanovic di Vitina. Figurarsi quanta ricchezza avranno sfoggiato codesti hegovi in una circostanza tanto solenne. Avevano cento vetture e cento licitovi, ossia stalloni, a disposizione degli invitati, e questi rimasero per dieci giorni, in orgia continua, ospiti del casato. In cima ad un picco, come un nido di aquile, appare Vrgoraz, una piccola borgata montana, con poche centinaia di abitanti. Era, per lunghi anni, sotto la dominazione ottomana, e ne fu liberata per opera del serdaro Bado Miletich. Costui, nativo del Montenegro, aveva abbandonato la patria e s’era ritirato nel convento di Zaostrog, dove abbracciò la religione cattolica. Quando i turchi aggredirono il convento, egli, mutando il crocifisso con la spada, li respinse, si stabilì a Vrgoraz cui aiutò a liberarsi dalla mezzaluna. La lapide che lo ricorda nella chiesa di Vrgoraz, lo chiama « magni-ficus heros » ed afferma che durante la sua vita (1667-1737) recise la testa a 99 turchi. La borgata è sormontata dalle rovine di un castello antico. Vicino ad esso, su d’un altro picco, un edifizio rotondo, pure in rovine. Erano — così mi spiegano i ciceroni d’occasione — le carceri di Stato. Tutto il paesello ha l’aspetto turco, per le sue case, per il quietismo dei suoi abitanti, per la struttura della chiesuola ch’era una moschea turca. 11 rispettivo minareto s’ergeva nell’aria fino al 1861. In quell’anno, l’ex moschea venne un po’ riattata e il minareto raso al suolo. Dalla posizione della chiesa, o, meglio ancora, dal castello antico, si gode la vista grandiosa di tre superbe campagne verdeggianti. Una di esse si chiama jezero, ossia lago, ed era un lago, finché alcuni lavori, eseguiti dal governo turco sul fiume Mlade, non contribuirono ad asciu-