344 LA DALMAZIA in tutta la sua integrità primitiva, libero, tra i suoi monti, di sviluppare le inclinazioni più sfrenate della sua razza e del suo genio. La Serenissima ricorreva al morlacco soltanto in casi di guerra, sicura di trovare in lui un difensore valorosissimo dei confini e del territorio: di fronte al mercenario occidentale, il morlacco dalmato era un guerriero, un eroe di antico stampo, e i veneziani ci tenevano grandemente a non affievolirne il carattere feroce, il temperamento indomabile, l’impetuosità della sua fibra battagliera. Il morlacco può vantare pagine brillanti nella storia militare della Dalmazia veneta: senza la frontiera del suo petto, più volte eserciti ungheresi, falangi turche ed altri popoli invasori sarebbero discesi fino alla sponda orientale dell’Adriatico. La riva degli Schiavoni a Venezia, non è altro che la riva degli Slavoni, ossia dei gloriosi —• da slava, gloria — così battezzata in omaggio ai valorosi popoli slavi di Dalmazia, ai morlacchi, tanto benemeriti dei fasti del leone alato. Fino a un secolo fa, storici ed etnografi trovavano nel morlacco un tipo primitivo, con prerogative genuine ed integre nella loro originalità. Il morlacco era un documento etnografico affascinante, un carattere fuso d’un pezzo. Oggigiorno invece, in scarsi ottant’anni di dominio austriaco, voi cerchereste indarno le caratteristiche etniche del morlacco. I postulati della civiltà moderna vanno facendo di lui un bastardo. Sventuratamente, nessuno si preoccupa di lui con sensi amorevoli. A Zara la parola « morlacco » è sinonimo di selvatico: i ragusei chiamano viali, con un fare sprezzante, il campagnolo di religione greco-ortodossa, Notate ancora: nei distretti morlacchi si applicano placidamente le stesse leggi c le stesse ordinanze ministeriali che servono a stabilire i diritti e i doveri di un cittadino di Vienna, di Trieste, o di Zara... Il paradosso amministrativo è palese. Nè occorre