94 Li DALMAZIA tutta la sua vastità, sembra un lago, rinchiuso dalla punta di terraferma, Jelinak, e da un braccio dell’isola Bua. A sinistra il decantato golfo delle Castella. In mezzo, tra queste due visioni marine, Traù in miniatura, coi suoi due ponti, coi suoi grigi edifìzi e il suo campanile poeticamente snello. Al di là della punta Jelinak, un vago arcipelago di piccole isole sparpagliate sul mare aperto. Al di là di Bua, in pieno golfo, le grandi isole di Solta, Brazza, Lesina. E la storica Lissa, in fondo, si disegna appena sull’orizzonte, come una nube. Sotto la Draga, le due riviere soleggiate di Traù: quella di ponente con Seghetto, in riva al mare, che sembra uno stormo di bianche colombe; la orientale con la superba prospettiva delle Castella. Una vasta campagna lussureggiante, ricoperta di rigogliosi vigneti ed oli veti, di boschi di mandorle in fiore, con le più fini gradazioni del verde, dal verde cupo al verde argenteo, delicatissimo. E tutto questo sfarzo di natura, questo connubio pomposo di marine e di campagne — questo quadro dalle intonazioni calde, dalle prospettive geniali — era irradiato da una gloria di sole e di luce. — Avete trovato il leoncino alato, col libro chiuso? — mi chiese il comandante del piroscafo, quando ritornai a bordo. — Certo, e ne indovinai il significato: esso rimonta all’epoca del dominio francese, e il libro chiuso simboleggia la fine della Serenissima. Yi pare? — Sono del vostro avviso. È strano, del resto, che un inglese, anni or sono, abbia pel primo avvertito quel leoncino veneto: i traurini non sapevano che esistesse.... — Ora lo sanno, e sanno pure che è un oggetto raro, forse unico in tutti i territori deU’ex-repubblica.