312 LA DALMAZIA documento del 1351, con cui Stefano « per la Dio Gratia Imperator de Servia et de Grezia » conferma a Cattaro tutti i suoi privilegi. Essendo stranissima, per la forma e concetto, la versione italiana, del sv secolo, di quel documento slavo, ne riproduco un brano : « Io Stefano con la Gratia de Dio Imperator de Servia, e de Grezia, Pronepote de Sancto Simeone Ne-magna, molto glorioso, et novo colador da Mira dela gloriosa Sedia de Servia Signor, et al suo Fiol, et al Besavo nostro Signor Stefano Primo Incoronato di Corona Rè, et al suo Fiol Sancto Sava Archievescovo di Servia, io Fiol, e suzedor dell’imperio, e Signoria deli Avi, e Besavi, e Progenitori nostri, jurai a tutti le Leze, possession, Privilegi confermar, e sopra tutti alli Zintilhomini de Catharo per la loro vera fede, et onorievol servitio, lo qual sempre lianno portato alli nostri genitori, et progenitori, et prinzipue al nostro Imperio ». Si comprende approssimativamente, neh?... Morto TJros il Forte (1368), la città fece atto di dedizione ai re d’Ungheria, per cui ben presto, per gelosia, venne assediata ed aggredita dai veneziani. Le cronache narrano che, in quella circostanza, i mercenari della repubblica cristiana saccheggiarono brutalmente le Bocche di Cattaro. Dal 1420 fino alla caduta del leone di San Marco, Cattaro e tutto il suo vastissimo territorio, sotto il nome di Albania veneta, faceva parte integrante dei domini della Serenissima. Conviene rendere omaggio alla storia, rivelando che i bocchesi conservano tradizioni entusiastiche del dominio veneto, il quale, accontentandosi del possesso territoriale, a soli scopi di guerra, non tentava di snazionalizzarne la popolazione, nè d’imporre ad essa tributi eccessivi di sangue o di danaro. Notoriamente, i bocchesi offrivano il miglior contingente di marinai alla