IN PIENO ADRIATICO 139 la capitale dell’isola. Ne rimane qualche ricordo: il palazzo della reggenza e la loggia. Da Neresi, attraverso l’altipiano montano che forma la parte meridionale dell’isola, si giunge a Boi. Più interessante, dal punto di vista pittorico, riesce una gita da Neresi a San Pietro. La zona che si attraversa è più verdeggiante, più ricca di vegetazione. La strada è un po’ difficile, ma quando si arriva ad un certo punto, si presenta un panorama deliziosissimo : sotto di voi la nitida San Pietro e gli altri paeselli in riva al mare; di fronte a voi, verso nord, il canale della Brazza, i monti di Almissa e di Spalato, e più in là, ad ovest, il canale affascinante delle Castella. Un sentiero selvaggio, ma ombreggiato da pini e da olivi, trae a San Pietro. Mentre il vapore se ne stava ancorato nella rada di Boi, un egregio mio conoscente, brazzano, mi parlava dell’isola e di certe sue specialità. A ridosso del monte Vido, fermò la mia attenzione un’abitazione completamente isolata, là, in un paraggio montano, tra Boi e Murvizza, — È un monastero di pinzochere, abitato da quattro religiose che vivono una vita contemplativa, lavorano la terra da se e pregano. —■ Non è una vita troppo piacevole... E Boi ha una storia? — Deve averla, ma nessuno ancora la scrisse. Dalle monete greche e romane, queste ultime del tempo della repubblica, che si scavarono nei dintorni, quasi a fior di terra, si comprende che Boi era nota a quei popoli. Nel 1217, Andrea II, re d’Ungheria, imbarcatosi a Spalato per ' la Terra Santa, si fermò con la sua armata in questa rada. Gli andò incontro il conte dell’isola con molti nobili, che lo fornirono di vino, di vettovaglie e di avventurieri. Così si spiegano le due urne sepolcrali con l’emblema dei crociati, trovate a Boi.