IMOSKI 391 Imoski, sulle falde del Biokovo, attraversa paraggi abbastanza aridi e deserti. Da lontano però, molto prima d’arrivarci, scorgerete biancheggiare Imoski sul fianco meridionale di erta e ripida roccia, e non comprenderete come mai, nelle vicende ch’essa ebbe ad attraversare, il nemico abbia potuto prenderla d’assalto. Da tre parti essa è assolutamente inaccessibile. La superba borgata montana, l’Emota degli antichi, ha rinomatissimi mercati: vi accorrono paesani che sembrano scappati dal mondo favoloso dei giganti. Sono di razza bo-snese, della migliore, poco dissomigliano nel vestire e nelle costumanze, da quei dei distretti montani della vicina Bosnia : alti, forti, nerboruti, slanciati, dalla muscolatura erculea, dallo sguardo vivo e intelligente, i paesani d’Imoski superano, per istruttura fisica, qualunque altra razza d’Europa. Lo ripeto, sembrano giganti ed appaiono ancor più colossali per l’ampia fascia, onde si ravvolgono il capo. Tanto distante dai centri di civiltà, Imoski offre pure un contingente notevole di persone civili ed educate all’europea. Alcune case sono di costruzione moderna: la salute pubblica è affidata a medici intelligenti: il commercio è in mano di negozianti ricchi e solerti: la presenza di tre notai nella borgata accenna al quantitativo considerevole delle transazioni legali. Insomma, non siamo ancora neil’halbvergessenes Land, paese a metà dimenticato, di quel caro pubblicista teutono: siamo in un paesello piccolo, ma geniale, dove mancano teatri e conforti occidentali, ma non manca la scuola e vi abbondano il cuore vergine e l’intelligenza svegliata dei superbi paesani. I quali, per quanto erculei, sono miti come agnelli; però, se si adirano, diventano pantere. Vi racconterò in proposito un episodio illustrativo, avvenuto nel 1875. Un cotal Seku-