ESCURSIONI 233 Organizzai, dunque, una gita a Gabela, Yi presero parte alcune vezzose signorine di Metkovicli. Conversando allegramente e costeggiando il fiume, si giunse, attraverso magri campi, per un viottolo campestre, a Gabela, Il villaggio, poco popolato, si distende sulle falde di un colle; sul colle stesso altri casolari poveri, e dove esso maggiormente si sporge verso est, s’erge la famosa fortezza veneta. E una rovina completa, ma grandiosa. Essendone chiuse le porte d’ingresso, scavalcai un muro e corsi, insieme ad altri amici, a visitare quei muti residui del passato. Tranne i muri principali, tutto il resto e smantellato e ridotto a cumuli di macerie. Un cumulo è sormontato da un bellissimo leone alato, roso parecchio dal tempo e dalle intemperie : unico documento del dominio veneto. Mi arrampicai su d’un muro maestro ed ammirai due cose : le proporzioni gigantesche della fortezza e la visuale da essa dominata. Doveva esser, certamente, un punto strategico di somma importanza, nelle guerre turchesche: la fortezza domina buon tratto del Narenta, una vallata sterminata, e l’uscita dall’Erzegovma. A giudicarla dalle proporzioni del piano, poteva albergare, senza esagerazioni, 25,000 soldati. Si veggono ancora, sparse ed abbandonate, vecchie bombe vuote. Nessuno si preoccupa di raccoglierle. Sono turche, o venete? Non hanno il timbro di provenienza. Si veggono ancora i vasti depositi d’acqua e quelli per le vettovaglie ed altri per le munizioni. Girando fra le macerie si affaccia il viso austero del generale veneto, intento a respingere-le orde turche, perchè, perduta la fortezza, era compromesso il dominio di tutta la Narenta. Oggidì, a quanto pare, quella posizione non porge nessuna garanzia tattica, epperò la fortezza rimarrà deserta perennemente, oggetto di semplice curiosità, finché i secoli ne distruggano l’ultima traccia. 15 — Giuseppe Modrich. — La Dalmazia.