112 LA DALMAZIA di Giovio Augusto, grande e imponente e ricco e artistico. Un sarcofago degno, per lo meno, del suo mausoleo e della sua casa. Dov’è mai sparito?... chi lo distrusse?... a quale uso profano serve ora?... Dove sono le ceneri del più grande imperatore romano, del più geniale artista della sua epoca ? In mezzo al tempio d’Esculapio, sta la fonte battesimale, una specie di arca in pietra, con un coperchio di legno. Un po’ di sale, sparpagliato sul coperchio, attende ad amareggiare per la prima volta la vita ai neonati... — Quest’arca — ci spiega lo scaccino — serviva pure al battesimo per immersione. Alle pareti laterali sono appoggiate due grandiose porte di legno: sono le vecchie porte del duomo. E lì vicino lina umetta. — In quell’urna — prosegue lo scaccino — che fu tolta dalla mezzaluna sopra la porta del duomo, sono le ■ ceneri delle due figlie di Bela IV, più volte reclamate dal governo di Budapest... La bellissima vòlta del tempietto pagano, una maraviglia d’ornamentazione, è formata da lastre quadrate di pietra, con in mezzo teste umane. In quel recinto artistico, Diocleziano s’inchinava ad Esculapio, il taumaturgo degli antichi. Nella Dalmazia romana, questa divinità godeva un culto speciale. La tradizione affermava che Esculapio fosse nato in Epidauro (Ragusavecchia), dagli amori di Giove con una vezzosa dalmata. La sua statua, in forma di un serpente, sorgeva in Epidauro fino al 393 a. C. In quell’anno venne trasportata a Boma, ove infuriava la peste, che, per opera del taumaturgo, tosto cessò. Nulla di sorprendente, dunque, che Diocleziano, dalmata, dedicasse il tempio del suo palazzo ad una divinità compaesana. Per completare la esplorazione di quel sublime ambiente