IMOSKI venne condannato ai lavori forzati in vita. Ma, in carcere, morì in breve tempo di crepacuore. La posizione e i dintorni d’Imoski, rimarchevoli per vari motivi, diede occasione ad un’interessante relazione militare. Leggiamola insieme, modificandone alquanto la dizione. Porta la data del 1717, anno dell’occupazione militare veneta, e fu estesa da Alvise Mocenigo III, provveditore generale in Dalmazia ed Albania, per il serenissimo principe, il doge Giovanni Corner II. Imoski — dice la. relazione — sorge sulla sommità d’uu sasso considerevolmente più alto dal piano che le rimane a mezzogiorno: dagli altri tre lati è circondata da un altissimo vallone, in fondo al quale stagnano le acque di un lago. Le sue difese si restringono nella sola sua fronte, ed occupando le sue quattro facciate la sommità tutta del nominato sasso, di sua natura inaccessibile per ogni parte, l’aggressore non può prenderla che di fronte. Come riesce arduo e pericoloso l’appostarsi delle milizie e l’applicazione di mine sotto mura a tanta altezza sul sasso, così sono poco praticabili le batterie contro gli altri tre lati, pendendo la falda troppo scoscesa ed ergendosi con la sua eminenza fino a 400 passi sul piano, fnsomma, tale è la sua situazione, che la natura, avendola fornita di difesa ben vigorosa e forte, poco adito lascia agli usi dell'arte. Ad ogni modo, animato da salda confidenzanella protezione divina, in cui tenni di continuo rivolti i miei voti, ho voluto tentare con militari esperimenti la pubblica fortuna. Fatta perciò, nella notte, condurre a fronte della piazza la artiglieria, appoggiata alle lodevoli attenzioni del serdaro-maggiore di battaglia, Rizzo, furono prontate le batterie in sito opportuno, così che la mattina del 27 luglio (1717) si diede principio a tormentarla col fuoco. Si univa al nostro fuoco quello incessante della moschettoria, appostata nello case e torri del borgo che fan corona alla piazza medesima. Fu grande il coraggio dei difensori che, non badando alle rovine cagionate dallo nostre bombe, mortali e cannoni, rispondevano con incessanti colpi di moschetto. Videsi molto meglio la loro costanza ed intrepidezza, quando, fatte volar in aria dalle nostre batterie per ben due volte le loro munizioni, i morlacchi, con valore incredibile, montando l’un sopra l’altro, poterono sorse* — Giuseppi; Modrich. — La Dulmaziu.